Progetto Finale
Ho iniziato il progetto creando una nuova famiglia. Ho aperto il template metric generic model e sono andato ad inserire dei nuovi piani di riferimento che successivamente sono andato a parametrizzare. Tali piani descrivono la forma dell'oggetto che a posteriori ho estruso, allineato e vincolato a quest'ultimi. Questi passaggi sono stati ripetuti per ogni famiglia.
Fatto ciò per la prima famiglia sono andato a ripetere gli stessi passaggi per i restanti componeti che assemblati daranno vita al progetto. Il totale delle famiglie che sono andato a creare sono 8.
Una volta finite le famiglie ho iniziato un nuovo progetto. Su questo nuovo file ho disegnato la pianta del progetto con " linea di modello " così da avere dei riferimenti per collocare i vari elementi delle famiglie all'interno. Fatto ciò, direttamente sul file del progetto, ho estruso i muri ed il pavimento. A questo punto ho inserito e posizionato la prima famiglia per poi copiarla fino ad avere il numere di elementi desiderati. Questo passaggio è stato effettuato per tutte le famiglie realizzate in precedenza, fino ad ottenere il modello finale del progetto.
Commenti
StefanoConverso
Mar, 30/06/2020 - 22:42
Collegamento permanente
Studio Mumbai
Interessante Approccio Francesco, ci piace la volontà di esplorare la tettonica delle parti in chiave architettonica,
la costruzione a secco come linguaggio. Il riferimento che mi viene in mente ne tuo caso, è quello al lavoro di Studio Mumbai,
li conosci? Qui sotto due piccoli interni di due case, entrambe in India, nella regione del Maharastra, dove lo studio ha sede.
A sinistra, la Copper House, a destra la Palmyra House, tra i primi lavori dello studio, che ci interessa anche e soprattutto
perché, come ho accennato a lezione se ricordi, lavorano in design-build - artigiani e progettista sono solidali e fanno parte
dello stesso studio, il cui cortile, immerso nella vegetazione rigogliosa di quella regione, ospita un vero laboratorio artigianale
di produzione, di parti, mockup, pezzi veri e propri. Un mondo che venne trasferito alla Biennale di Venezia in una installazione
che riproduceva non le opere ma il metodo di lavoro, il "sapore", l'atmosfera allo stesso tempo dello studio e delle opere.