Il Lighting & la Simulazione

  • Posted on: 21 October 2014
  • By: Vincenzo Panasiti

Fino al XVIII secolo, gli uomini disponevano solo di due sorgenti luminose: la luce naturale del giorno e, fin dall'età della pietra, della fiamma come sorgente luminosa artificiale. Questi due tipi di illuminazione hanno condizionato per lungo tempo la vita e l'architettura. Con l'invenzione dell'illuminazione a gas, e in seguito delle sorgenti luminose elettriche, ebbe inizio una nuova epoca. Gli architetti cominciarono ad usare diversi metodi per rappresentare le idee ed i dettagli tecnici e per comunicare con gli altri soggetti che partecipano al progetto. A partire dagli anni '80 la tecnologia digitale della simulazione ha superato gli affermati metodi degli schizzi, della produzione di modelli, campioni e disegni. La simulazione nella progettazione illuminotecnica comprende due campi. La simulazione quantitativa mira ad ottenere dei valori numerici fisicamente corretti per controllare il rispetto delle luminanze e degli illuminamenti previsti nelle normative. La simulazione qualitativa invece porta in primo piano l'atmosfera dell'ambiente. Il progettista illuminotecnico può così comunicare la sua idea estetica del progetto di illuminazione. Detto questo, quale precisione possiamo raggiungere? e vale la pena perseguirla?

L'illuminamento simile alla luce diurna con l'illuminazione elettrica divenne un problema di profusione di impegno tecnico. Alla fine del XIX secolo, con l'impiego per l'illuminazione stradale di luce intensa mediante torri luminose si ottennero più svantaggi che vantaggi, a causa dell'abbagliamento e delle ombre proiettate. Quindi questa forma d'illuminazione esterna ebbe vita breve.
Se in un primo tempo il problema principale erano le sorgenti luminose inadeguate, in seguito balzò in primo piano il trattamento intelligente di un eccesso di luce. Con l'espandersi dell'industrializzazione, nel settore dell'illuminazione degli ambienti di lavoro si fecero ricerche intensive sull'influsso dell'intensità e del tipo di illuminazione sull'efficienza produttiva. Ne nacque un ricco corpus di regole che indicavano sia gli illuminamenti minimi, che le qualità della resa cromatica e la limitazione dell'abbagliamento. Travalicando il settore degli ambienti di lavoro, questo catalogo normativo servì da linea guida per l'illuminazione in genere e ancora oggi definisce la prassi della progettazione illuminotecnica. Questo approccio non prendeva però in considerazione la percezione. Rimanevano al di fuori delle regole quantitative dell'illuminazione le modalità in cui l'uomo percepisce chiaramente le strutture e l'illuminazione comunica anche un effetto non solo estetico, ma anche di comfort e benessere fisiologico dovuta alla qualità della luce.

"Persino l'occhio tocca" Juhani Pallasmaa

La scissione tra simulazione quantitativa e qualitativa, ci allontana da un processo progettuale "organico"?

 

La luce naturale ed articiale nella realtà sono spesso insieme, è giusto progettarle insieme? in che modo?

Nei videogiochi la simulazione della luce è in tempo reale, ma quanto deve essere veloce la simulazione?

Per tutti quelli che intendono approfondire l'argomento, consiglio i libri:

Juhani Pallasmaa "Gli occhi e la pelle"

Francesco Bianchi "Architettura dell Luce"

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Giovedì, 21 Marzo, 2013 - 18:45
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